Tra i templi dell’India del Sud, quello di
Tiruchirappalli, città dal nome impronunciabile, che anche gli
indiani chiamano semplicemente Trichy, è il mio preferito.
E’ lo Sri Ranganathaswami, dedicato a Vishnù.
E’ il mio preferito perché vi ho incontrato gente
particolarmente gentile che mi ha permesso di girare immagini
alle quali sono molto legato.
Accolto con curiosità e dolcezza e sentendomi a mio agio ho
cominciato a riprendere, con il monitor della videocamera
rivolto sui soggetti, e ho avuto subito un’impressione di
complicità, una sorta di condivisione di gesti e momenti che
risultava molto naturale.
Pur non essendo una giornata speciale il tempio era invaso da
numerose famiglie, sorridenti e devote e si respirava
un’atmosfera di serenità e pace, cui si aggiungeva la sacralità
magica del luogo.
I bambini erano quelli più curiosi e spesso con sorpresa
sorridevano di fronte alle loro immagini.
Come queste due adorabili gemelline.
E questa bimba orgogliosamente in braccio alla sua mamma.
Mi piace poi lo sguardo timido e nello stesso tempo austero di
queste due ragazze.
E il sempre affascinante ciondolare della testa, in segno di
ringraziamento.
Nel tempio i riti erano indifferenti alla mia presenza e a
quella della videocamera.
Ed è sempre sorprendente, perché lontano dall’idea che abbiamo
di un luogo sacro, osservare intere famiglie, pranzare,
discutere, divertirsi, riposare, accanto a divinità e funzioni
religiose, e bambini giocare tra parchi e colonne come nel
cortile di una scuola.
Continuando ad esplorare questi volti, ho avvertito con piacere
il ricordo d’innocenza dell’infanzia e ho sentito che questo
mondo poteva essere per un giorno la mia casa.
Tra i templi dell’India del Sud, quello di Trichy è il mio
preferito.
E’ il mio preferito, perché anche se straniero e diverso, sono
stato protetto da gente incantevole che mi ha aiutato a giocare
e mi ha fatto ritornare anche un po’ bambino.
19 novembre 2006 |