Ai miei tempi non si chiamavano summer camp e non bisognava né pagare, né iscriversi.
Erano infatti gratuiti e obbligatori.
Si svolgevano in una ridente località dell’Alta Murgia barese. La gente non ricordo che ridesse molto comunque la località la consideriamo ridente.
In programma:
1) sveglia presto al mattino causa chiasso in casa, zabaione con caffè e pane duro di qualche giorno prima a colazione;
2) giochi in strada e mazzate varie con amici;
3) a metà mattinata questua per ottenere alcune lire per il gelato al limone della carretta dell’uomo che passava e vendeva gelati;
4) ripresa di giochi e mazzate;
5) l’ora di pranzo era indicata dalle varie urla di mamme e parenti che richiamavano la rispettiva figliolanza (in caso di ritardo ovviamente mazzate);
6) menù del pranzo: 200 grammi minimo di rigatoni al sugo con cacioricotta e anguria a volontà;
7) dopo pranzo riprendevano i giochi in strada ma con attenzione a non fare molto rumore a causa della controra (siesta) altrimenti si aggiungevano altre mazzate a quelle di rito;
8) nuova questa a metà pomeriggio per acquisto della “grattamarianna” (grattachecca);
9) fine pomeriggio merenda con pane, olio e pomodoro o friselle;
10) serata con giochi e mazzate varie;
11) nuovo giro di urla per il richiamo della cena che prevedeva sempre pasta e melone bianco invece dell’anguria;
12) dopo cena ancora giochi in strada e mazzate in aumento causa il disturbo che si provocava alla gente che approfittava del fresco seduta sulle sedie davanti casa;
13) in tardissima serata ennesimo giro di urla per andare a letto e ultime mazzate.
In tutto questo non ricordo se ogni tanto ci si lavava o meno, comunque non era importante.
Santeramo, 1964